I Trattati europei e la pratica linguistica delle  loro istituzioni.

L’Unione Europea è una costruzione istituzionale "sui generis" con importanti aspetti di sovra-nazionalità, che ha come progetto l'integrazione dei Paesi Membri. Allo scopo di mettere tutti i cittadini sullo stesso piano di fronte alle istituzioni europee, alla legislazione che producono e alle opportunità che creano, i Padri fondatori avevano deciso che tutte le lingue ufficiali dei Paesi membri erano lingue ufficiali e lingue di lavoro delle stesse istituzioni. All'inizio, con i sei Paesi della Comunità Europea, le lingue erano quattro Italiano, Francese, Tedesco e Olandese. Anche se il Francese era la lingua più usata, le altre lingue restavano rigorosamente d'uso corrente. Tutti i documenti, tutti gli strumenti di lavoro, le informazioni e le comunicazioni di ogni tipo erano sistematicamente redatti nelle quattro lingue e, soprattutto, la comunicazione con i Paesi Membri, che fosse a livello delle autorità o dei semplici cittadini, era sempre nella lingua ufficiale dell'Autorità o del cittadino interlocutore. Tutta la struttura interna delle istituzioni era predisposta per adempiere questa funzione mediante Servizi composti di nazionalità armoniosamente e sapientemente diversificate. Con le successive adesioni del Regno Unito, dell'Irlanda e della Danimarca, poi della Grecia, poi della Spagna e del Portogallo, poi dell'Austria, della Finlandia e della Svezia e infine quella dei dodici Paesi dell'Est, siamo arrivati a ventisette Paesi e ventitré lingue. Il rispetto delle lingue e delle diverse culture dei Paesi membri dell'Unione che sempre è stato considerato una delle colonne portanti della costruzione europea, nella misura in cui essa entra nella vita quotidiana del cittadino e la forgia elaborando normative che lo coinvolgono direttamente, ha continuato ad essere corretto fino agli ultimi anni del secolo scorso. In realtà, nell’ottica di fondare una comunità dei popoli europei, fondata sui principi democratici, sulla riconoscenza reciproca, l’uguaglianza e la fraternità, i Servizi linguistici delle istituzioni europee, che erano un modello unico al Mondo di rara efficienza, avrebbero dovuto essere oggetto di un’attenzione particolare, restare e divenire sempre di più centri di eccellenza al servizio dei cittadini i quali costituiscono il popolo sovrano, fondamento di tutte le democrazie. Al contrario, approfittando dell'appoggio di certi Paesi nordici entrati da decenni nell'area culturale anglo-americana, di quello dei Paesi dell'Est obnubilati da settant'anni di regime comunista e di una concezione gretta della Pubblica Amministrazione celebrata dalla globalizzazione, l'inglese ha cominciato a voler giocare il ruolo della lingua unica mettendo a punto una vera e propria strategia, nel costituire e congegnare i Servizi della Funzione Pubblica europea, nell'adottare strumenti di lavoro 'ad hoc', nel denaturare e smantellare i Servizi Linguistici, nella costruzione delle relazioni e dei negoziati con i nuovi Paesi membri, in un'ottica che deroga al principio d'interesse generale. In particolare, sono stati messi in piedi servizi monolingui, intolleranti di qualsiasi altra forma d’espressione, creando de facto centri di potere che tendono a gestire in maniera esclusiva settori importanti all’interno delle strutture comunitarie. In seno alle istituzioni europee è stato creato un marchingegno, ispirato ai criteri dell’impresa privata e funzionante in completa contraddizione con la lettera e con lo spirito dei Trattati, che tutto spazza davanti a sé, al solo fine di imporre all'Europa e al cittadino europeo la lingua unica, veicolo del pensiero unico: l'inglese.

 

Anna Maria Campogrande

13 Gennaio 2013

 

 

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