Per l’Europa istituzionale il problema non è l’inglese ma la lingua unica

Siamo noi che perdiamo il nostro tempo, a voler spiegare a chi non dispone di alcun punto di riferimento serio e non fa alcuno sforzo per acquisirlo, che nell’ambito del processo di integrazione europea, il vero problema non è l’inglese ma la lingua unica.

L’uso di una sola lingua nel processo decisionale delle istituzioni europee provoca e da vita ad una catastrofe culturale senza precedenti, a una colonizzazione intellettuale, di fatto, molto più insidiosa e pericolosa delle forme di colonizzazione conosciute finora.

L’eventuale uso dell’esperanto sostenuto dagli esperantisti, nell’ambito istituzionale europeo, non risolve affatto questo problema anzi lo aggrava perché elimina qualsiasi punto di riferimento con la realtà territoriale e culturale europea, con le sue radici e le sue tradizioni, realtà che, almeno in parte, l’inglese rappresenta. Con l’uso dell’esperanto, al posto dell’inglese, diventeremmo degli Alieni senza più vincolo alcuno con la nostra civiltà.

Quando lo vorrete capire che le lingue non sono un semplice strumento di comunicazione ma, anzitutto, un veicolo di cultura e di identità ? Ciò implica che l’Europa istituzionale per riempire il suo ruolo, quello stesso che le è conferito dai Trattati, deve mettere in opera, diffondere e praticare, sistematicamente, un autentico plurilinguismo.

Consiglio a tutti di leggere lo stupendo libro di Paul-Marie Couteaux « Être et Parler Français » Ed. Perrin, è scritto da un Francese per i Francesi e per il francese e ma è valido per tutti e per tutte le lingue.

 

Anna Maria Campogrande (athena@swift.lu), le vendredi 21 juin 2013

 

 

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